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Commenti L'IMPRESSIONE DI MMJImpressione Davinotti

Sono sei, anche se credevano di essere in cinque. Alla morte del padre (Dix), suicida dal terrazzo dell'ospedale dove era ormai in fin di vita per una grave malattia, i cinque figli si ritrovano davanti al notaio per la lettura delle ultime volontà. Sono gli italiani Marco (Scamarcio), Guido detto "Gandhi" (Giannini), Leo (Montesi) e i francesi Mattia (Galey) e Gaelle (Romain). Perché papà tra Francia e Italia non si era fatto mancare né le mogli né le amanti, e proprio da una di queste ultime spunta il sesto fratello, che è poi una sorella, Luisa (Bellè), inizialmente malvista da chi non immaginava la sua esistenza e che ora se la ritrova...Leggi tutto lì davanti, presentata a tutti per la prima volta dal... notaio.

Imbarazzo inevitabile, ma dal punto di vista finanziario non c'è trippa per gatti, quindi uno in più o in meno... Il lascito è un allevamento di ostriche non esattamente ben avviato, ma quel che conta, quello su cui il il film lavora, è il difficile rapporto tra fratelli che non si vedevano mai e che covavano dissapori reciproci da lungo tempo. A cominciare da Marco e Leo, considerato che il primo ha sposato quella che era la ragazza (Caridi) del secondo...

Diversissimi tra loro ma tutti davvero ben delineati nei loro caratteri, i sei fratelli si accendono e si scontrano, si riavvicinano per respingersi nuovamente, raccontano di vite nel complesso insoddisfatte e alla prima occasione si confrontano a muso duro. Il sale del film sta nel cast maschile, azzeccatissimo e diretto egregiamente da un Godano che riesce a cavare il meglio da ognuno (se si esclude il meno integrato Mati Galey, decisamente più giovane e frenato da una vena artistica che l'ha portato a interiorizzare ogni problema senza saper vincere la timidezza).

Marco è il cinico: conduce programmi televisivi nazional popolari, ha un matrimonio sull'orlo del fallimento e mostra una maturità diversa, che lo porta ad affrontare la vita criticando sistematicamente il prossimo ed ergendosi a paladino del (presunto) buon senso. Guido, istruttore di judo con una fallimentare esperienza olimpionica alle spalle, è il pacificatore, chiamato spesso a interrompere le schermaglie tra Marco e Leo, mentre quest'ultimo è il più irrequieto, disgustato dal comportamento del defunto e in costante guerra con tutti. Gaelle prova ad avvicinarsi a Luisa, autoemarginatasi dopo aver notato quanto fosse malvista, ma si tiene abbastanza sullo sfondo, mentre Luisa è la scheggia impazzita a cui i fratelli concedono inevitabili attenzioni in aggiunta, dal momento che è comparsa dal nulla.

Giannini, Scamarcio e Montesi fanno scintille e sono numerose le scene che coinvolgono positivamente, valorizzate da interpretazioni sentite e di alto livello. Non si può altresì non notare come la regia a volte divaghi fiaccamente facendo perdere incisività e scorrevolezza al risultato finale con l’inserimento di scene anche prolungate di semplice raccordo poste senza troppa convinzione tra quelle realmente efficaci. Qualche passaggio a vuoto (il laser game ad esempio, ma anche la gran parte delle fasi con Mattia), qualche pausa che spezza il ritmo.

Aggiungendo qualche simpatica gag si tenta di conquistare un po' di pubblico in più senza mai sbracare, ancora una volta grazie alla misura dei tre protagonisti che si rubano la scena a vicenda azzeccando personaggi nel complesso credibili e ben sfaccettati. Apprezzabile il finale non necessariamente consolatorio, commentato dalla voce fuori campo di Gioele Dix, di buon supporto la colonna sonora con alcuni bei brani (“Tired Feet” di Alela Diane) a corollario. Una regia più svelta e una sceneggiatura con maggiori idee avrebbero reso un gran servizio a un film in ogni caso dalle molte qualità, per quanto non sempre a fuoco.

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 5/05/24 DAL DAVINOTTI
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Reeves 13/05/24 15:13 - 2274 commenti

I gusti di Reeves

Il padre si toglie la vita, i sei figli e le tre mogli hanno un'eredità inaspettata: non valori, ma la possibilità di conoscersi meglio tra loro. Commedia molto cupa e senza speranza, che alterna momenti interessanti con lungaggini che sono nocive per il risultato finale. L'ambientazione francese contribuisce a creare una specie di sospensione nel tempo e nello spazio, gli attori sono bravi.

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