il Davinotti

il Davinotti: migliaia di recensioni e commenti cinematografici completi di giudizi arbitrari da correggere

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339178 commenti | 64129 titoli | 25433 Location | 12628 Volti

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Location Zone

  • Film: The antithesis (2017)
  • Luogo del film: Il museo di geologia dove Sophie (Stafida) si reca per indagare su una strana pietra ritrovata in zo
  • Luogo reale: Stoai - Simposio Degli Dei, Via Alfredo Capitano 1, Agrigento, Agrigento
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  • Film: Sissi a Ischia (1958)
  • Luogo del film: Il bar dove Scampolo (Schneider) per gioco si siede in posa per essere corteggiata
  • Luogo reale: Gelateria da Ciccio, Piazza Antica Reggia 5, Ischia, Napoli
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ULTIMI VOLTI INSERITITUTTI I VOLTI

  • Gledis Cinque

    Gledis Cinque

  • Stefano Ruzzante

    Stefano Ruzzante

Nella pagina che si apre cliccando qui sono catalogati migliaia di volti di attori legati direttamente o marginalmente al cinema italiano, ognuno con nome e filmografia (davinottica e non). La pagina (e conseguentemente le schede dei film) sono costantemente aggiornate con nuove introduzioni.

ULTIMI COMMENTI

Commento di: Giùan
E' uno sguardo ancora "puro" quello di Gray, una visione notturna capace di infondere sincerità abbacinante a una trama solo in apparenza semplice (il triangolo amoroso, i vincoli familiari, la dicotomia femminile, New York), che in realtà acquista destabilizzante molteplicità di senso in virtù proprio d'una mdp tanto aderente quanto "panoramica" ai personaggi, al contesto, agli ambienti. Naturalmente decisive le interpretazioni della docile Shaw, di mamma Rossellini e papà Mishonov, di una Paltrow versione gatta sul tetto che scotta, di un commovente e superiore Phoenix.
Commento di: Teddy
Psichedelico e psicotico, il film di Corman germoglia e si ramifica in un infinto proliferare di sequenze in cui si spalancano, come in un grottesco teatro degli orrori, voragini morali, allucinazioni ascetiche e realtà pessimistiche. Al netto delle ambizioni, rimane uno sci-fi di grandi trovate registiche, sostenuto da un solido ritmo e dall'intensa interpretazione di Ray Milland.
Commento di: 124c
Elsa Martinelli interpreta questo atipico western spaghetti al femminile sulle gesta di Belle Star. Fra partite a poker, seduzioni, sparatorie e flashback, la nostra disegna una pistolera emancipata e ribelle, che si mette contro anche un padre padrone che la vorrebbe sposata con un uomo brutto e vecchio. Non certo un capolavoro, ma una bizzarria di fine anni '60, firmata Lina Wertmüller, con un'attrice che non ti aspetti in ruoli come come questo. Meglio di quanto ci possa aspettare e con un giovane George Eastman degno amante/rivale della seducente protagonista.
Commento di: Kinodrop
In una banlieue parigina fatta di palazzoni inquietanti e bui, un collezionista di animali esotici porta in casa un ragno velenoso che presto seminerà, moltiplicandosi, il caos tra la comunità multietnica che abita e commercia nell'edificio. Nella prima parte il film è certamente più incisivo nel trasmettere raccapriccio e ribrezzo per il comparire furtivo degli insetti in un ambiente oppressivo che favorisce l'effetto vedo/non vedo, ma una volta esauritesi le sorprese, si passa a una deriva sci-fi chiassosa e arruffata con un finale "poliziesco" del tutto eterogeneo alla storia.
Commento di: Apoffaldin
Da una storia di Pasolini (il personaggio di Borgoantico è preso direttamente da "Ragazzi di vita"). La giornata "malandra" di Ruggero, Scintillone e Balla Balla. Con l'arrivo della sera e l'occasione di divertirsi aumenta paradossalmente la malinconia e il senso di precarietà di una gioventù povera sulla quale già "pesano gli anni futuri". Pasolini qui e nei suoi primi film ha ancora una certa indulgenza nei confronti del proletariato. Regia elegantemente manierista di Bolognini e cast ragguardevole anche da un punto di vista estetico, che non guasta. Più che buono.
Commento di: Anthonyvm
Da Duel a The hitcher (e verrebbe da dire anche A prova di morte, ma verrà due anni dopo), quando si parla di action-thriller stradali, velati all'occorrenza da una patina orrifica, i punti di riferimento sono sempre i soliti. Anche in questa modesta odissea desertica, con due ragazze tormentate da un poliziotto psicopatico automunito, la sostanza resta invariata. Colpisce di più l'ingenua e spontanea cattiveria che lo stuntman Chambers (al suo unico lungometraggio da regista) insinua nello script, fra protagoniste poco eroiche e twist beffardi. Curiosabile, nei suoi palesi limiti.

ULTIMI PAPIRI DIGITALI

Sono sei, anche se credevano di essere in cinque. Alla morte del padre (Dix), suicida dal terrazzo dell'ospedale dove era ormai in fin di vita per una grave malattia, i cinque figli si ritrovano davanti al notaio per la lettura delle ultime volontà. Sono gli italiani Marco (Scamarcio), Guido detto "Gandhi" (Giannini), Leo (Montesi) e i francesi Mattia (Galey) e Gaelle (Romain). Perché papà tra Francia e Italia non si era fatto mancare né le mogli né le amanti, e proprio da una di queste ultime spunta il sesto fratello, che è poi una sorella,...Leggi tutto Luisa (Bellè), inizialmente malvista da chi non immaginava la sua esistenza e che ora se la ritrova lì davanti, presentata a tutti per la prima volta dal... notaio.

Imbarazzo inevitabile, ma dal punto di vista finanziario non c'è trippa per gatti, quindi uno in più o in meno... Il lascito è un allevamento di ostriche non esattamente ben avviato, ma quel che conta, quello su cui il il film lavora, è il difficile rapporto tra fratelli che non si vedevano mai e che covavano dissapori reciproci da lungo tempo. A cominciare da Marco e Leo, considerato che il primo ha sposato quella che era la ragazza (Caridi) del secondo...

Diversissimi tra loro ma tutti davvero ben delineati nei loro caratteri, i sei fratelli si accendono e si scontrano, si riavvicinano per respingersi nuovamente, raccontano di vite nel complesso insoddisfatte e alla prima occasione si confrontano a muso duro. Il sale del film sta nel cast maschile, azzeccatissimo e diretto egregiamente da un Godano che riesce a cavare il meglio da ognuno (se si esclude il meno integrato Mati Galey, decisamente più giovane e frenato da una vena artistica che l'ha portato a interiorizzare ogni problema senza saper vincere la timidezza).

Marco è il cinico: conduce programmi televisivi nazional popolari, ha un matrimonio sull'orlo del fallimento e mostra una maturità diversa, che lo porta ad affrontare la vita criticando sistematicamente il prossimo ed ergendosi a paladino del (presunto) buon senso. Guido, istruttore di judo con una fallimentare esperienza olimpionica alle spalle, è il pacificatore, chiamato spesso a interrompere le schermaglie tra Marco e Leo, mentre quest'ultimo è il più irrequieto, disgustato dal comportamento del defunto e in costante guerra con tutti. Gaelle prova ad avvicinarsi a Luisa, autoemarginatasi dopo aver notato quanto fosse malvista, ma si tiene abbastanza sullo sfondo, mentre Luisa è la scheggia impazzita a cui i fratelli concedono inevitabili attenzioni in aggiunta, dal momento che è comparsa dal nulla.

Giannini, Scamarcio e Montesi fanno scintille e sono numerose le scene che coinvolgono positivamente, valorizzate da interpretazioni sentite e di alto livello. Non si può altresì non notare come la regia a volte divaghi fiaccamente facendo perdere incisività e scorrevolezza al risultato finale con l’inserimento di scene anche prolungate di semplice raccordo poste senza troppa convinzione tra quelle realmente efficaci. Qualche passaggio a vuoto (il laser game ad esempio, ma anche la gran parte delle fasi con Mattia), qualche pausa che spezza il ritmo.

Aggiungendo qualche simpatica gag si tenta di conquistare un po' di pubblico in più senza mai sbracare, ancora una volta grazie alla misura dei tre protagonisti che si rubano la scena a vicenda azzeccando personaggi nel complesso credibili e ben sfaccettati. Apprezzabile il finale non necessariamente consolatorio, commentato dalla voce fuori campo di Gioele Dix, di buon supporto la colonna sonora con alcuni bei brani (“Tired Feet” di Alela Diane) a corollario. Una regia più svelta e una sceneggiatura con maggiori idee avrebbero reso un gran servizio a un film in ogni caso dalle molte qualità, per quanto non sempre a fuoco.

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Senza la faccia di Ryan Gosling il film non sarebbe lo stesso, inutile negarlo: la forza di FALL GUY è quella sua espressione che disinvolta gioca con gli opposti, tra il marpione e l'ingenuo, il saputo e il sorpreso, e che lo rende canagliescamente simpatico, irresistibilmente attraente, a suo modo unico. E' lui il fall guy, l'uomo che cade, lo stunt-man pronto a tutto, un vincente che flirta con un'assistente alla regia (Blunt) destinata prima o poi a fare il grande passo e a sedere da sola dietro la macchina da presa.

Prima che questo succeda, però, Colt...Leggi tutto Seavers ha un incidente: cade dall'alto come previsto ma ahilui si schianta rovinosamente: ricoverato, spaventato, deluso, molla il cinema senza richiamare nessuno - Jody compresa - e se ne va a fare l'anonimo parcheggiatore. Almeno fino a quando la produttrice (Waddingham) del nuovo film da regista di Jody, "Thunderstorm", non lo riconvoca in gran segreto facendogli credere che sia stata proprio Jody a volerlo sul set. Non è vero e non solo: quando lei lo rivede pretende di cacciarlo! Qualche scaramuccia, comunque, e un po' d'armonia tra i due torna.

Nel frattempo Colt scopre perché è stato richiamato: deve ritrovare Tom Ryder (Taylor-Johnson), la star di "Thunderstorm" che non si fa più trovare. Il nostro era al tempo la sua controfigura storica, naturale che la produttrice pensi sia l'uomo giusto per scovarlo. Si scoprirà che Tom è meno limpido di quanto si potesse immaginare, cosa che implicherà l'innesto dell'azione in un film che si trasfigurerà abbandonando quasi del tutto gli scambi romantici lui-lei per tuffarsi in un turbinio di inseguimenti e fughe impossibili in cui uno stunt-man come il protagonista non può che trovarsi a meraviglia. Da qui in avanti, infatti, si cambia marcia e il divertimento aumenta: alle simpatiche battute si affiancano i ritmi vorticosi dell'action più fracassone supportato da una colonna sonora azzeccatissima che, a partire da "I Was Made For Lovin' You" dei Kiss (rifatta splendidamente da Youngblud), centra anche il momento "soft" con la toccante "Against All Odds" di Phil Collins ricantata al karaoke dalla Blunt.

I ritmi si alzano sempre di più, subentra perfino qualche elemento "giallo" e si arriva a una zuffa trainati da auto in corsa che racchiude in sé l'essenza stessa della genialità di alcune trovate. Non si chieda alcuno spessore alla vicenda, siamo semmai limitrofi ai territori della parodia, con una divertita rilettura dei luoghi comuni del genere e Gosling che oltrepassa la buffoneria smargiassa di Bruce Willis per infilarci invece parte del suo Ken. Il risultato è una baracconata esagerata che somma esplosioni a voli impossibili con la leggerezza di chi sa di non cercare nient'altro che di far passare il tempo al pubblico col sorriso sulle labbra (e qualche passaggio a vuoto, a dire il vero), aggiungendo senza vergogna trovate ruffiane come il cane Jean-Claude, che a comando attacca i testicoli di chi ha di fronte. Inconsistente, a tratti imbarazzante in certi dialoghi, elementare e puerile ma spesso e volentieri  troppo spassoso, per farci soffermare sui suoi tanti difetti. Due ore e più che quando si prende il volo non stancano affatto. A patto di stare al gioco, naturalmente, un gioco ben girato che prevede pure Colt lanciato su un motoscafo da guidarsi con le gambe della sedia a cui è legato. Finale turbinante con cameo illustre, titoli di coda che mostrano i trucchi sul set e una scena ulteriore "nascosta".

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Un po’ di cani, un po’ di bambini… e il film per famiglie è servito. Amazon, che ha individuato in Lillo il prototipo del comico che piace anche ai più piccoli, gli fa addestrare nei panni di Pasquale un cane fenomenale, che poi porta alle gare senza il successo che quello meriterebbe. Tanto che, dopo l’ennesimo fallimento, l’agilissimo animale finisce nelle mani di Marta (Cucciari), l’ex moglie di Pasquale, disegnata come un personaggio profondamente negativo, da cartoni animati.

Per cercare di risollevarsi economicamente da una situazione...Leggi tutto disastrata Pasquale chiede al marito (De Lorenzo) di sua sorella (Nappi) di poter utilizzare la villa dei di lui genitori per organizzarvi un corso dedicato agli addestratori di cani. Questi a malincuore accetta (nonostante spieghi di fare la massima attenzione a molti degli oggetti lì contenuti), ma la sfortuna vuole che il volantino pubblicitario appeso da Pasquale venga in un secondo tempo parzialmente coperto facendo credere che in villa si educhino non cani ma… bambini! Una madre disperata che passa di là coglie al volo la proposta e assieme ad altre amiche molla cinque pargoli terribili a Pasquale, che nel frattempo aveva assunto come cuoca (per cani) la donna (Agostini) che lavorava per la sua ex moglie e un ex carcerato fanatico della disciplina (Vernia). Non serve precisare che i cinque bimbi metteranno la casa a soqquadro facendo impazzire i tre adulti…

Le parti relative ai cani aprono e chiudono il film mostrandoli mentre veloci corrono tra gli ostacoli nel percorso della gara, inquadrato un gran numero di volte (impressionante il fulmineo slalom tra i paletti piantati vicinissimi), ma tutta la parte centrale, ovvero la più importante, è occupata dall’ennesimo scontro tra gli antipaticissimi (non per colpa loro, è la sceneggiatura ad offrire ruoli senza chiaroscuri) ragazzini viziati e Lillo insieme alla Agostini e Vernia che tentano invano di arginarne la foga. Un copione stantio, che non offre nulla al di là di ciò che si può immaginare.

Lillo prevedibilmente funziona molto di più quando ha a che fare con gli adulti, come nelle scene in cui deve profondersi in grandi elogi osservando gli anonimi quadri presenti in villa di fronte alle commosse descrizioni del cognato (sappiamo benissimo tutti come finiranno quei quadri e gli altri oggetti di valore lì presenti), o quando deve giustificarsi con i genitori. Scarsa assistenza gli viene da spalle poco presenti; in particolare Vernia si ritrova a interpretare un ruolo talmente silente e defilato, nonostante la frequente presenza in scena, che avrebbe potuto essere appannaggio di Alvaro Vitali come di De Niro senza produrre cambiamenti. Si azzarda un principio di relazione sentimentale con la bella mamma (Caprioli) di due dei ragazzini che però, al di là di un paio di simpatiche battute sugli “uomini insignificanti”, poco offre. Alla Cucciari il compito di antagonista nelle scene coi cani, ma lo sguardo gelido e le espressioni pietrificate non sono in questo caso fonte di gag, purtroppo. Lillo, da solo, è l’unico chiamato a offrirne qualcuna e in qualche modo tiene su, per quanto gli è possibile, il film; il resto è desolante…

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Il tenente Colombo

Da sempre una grande passione del Davinotti, il tenente Colombo ha storicamente avuto sul sito uno spazio fondamentale. Ogni puntata uscita ha un suo singolo commento da parte di Marcel MJ Davinotti jr. e di molti altri fan, ma per Colombo è stata creata fin dagli albori del Davinotti una homepage personale che raccoglie non solo i commenti ma anche informazioni e curiosità su uno dei più grandi personaggi televisivi mai apparsi. ENTRA

L'ISPETTORE DERRICK

L'unico altro telefilm che col tempo ha raggiunto un'importanza paragonabile a Colombo (con le dovute differenze) sul Davinotti è “L'ispettore Derrick”. Anche qui ogni singolo episodio della serie (e sono 281!) è stato commentato, da Zender prima e da molti altri fan poi, ma con un approccio più sdrammatizzante, in ricercato contrasto con la compostezza del telefilm. Il link porta a una pagina collegata anche agli approfondimenti in tema. ENTRA

SFOGLIA PER GENERE