A tempo pieno - Film (2001)

A tempo pieno

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TITOLO INSERITO IL GIORNO 22/12/10 DAL BENEMERITO REBIS
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Rebis 22/12/10 18:53 - 2351 commenti

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Apparentemente Vincent ha un impiego all'ONU come funzionario internazionale. In realtà è disoccupato da oltre tre mesi. Apparentemente "L'emploi du temps" è un film sulla disoccupazione. In realtà è un film sulle apparenze. Il tempo che "impieghiamo" è la forma che indossiamo, il requisito sociale richiesto per essere ciò che non siamo. Dietro l'inganno preme una libertà oltraggiosa e inalienabile. Filosoficamente parlando, il punto di vista scelto da Cantet ti spalanca il cervello. Opera intimista, densissima, misurata. Aurélien Recoing, mentre si spoglia da ogni innocenza, mette i brividi.

Ishiwara 20/08/11 21:53 - 214 commenti

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La perdita del lavoro nascosta alla famiglia diventa la causa di una catena di bugie che si autoalimenta, rendendo l'intera vita del protagonista una sorta di illusione ingestibile. Forse eccessivamente lungo, il film riesce comunque a mantenere la necessaria tensione nella vicenda, con il punto di rottura che sembra non arrivare mai. Davvero perfetto il finale con un Recoing estremamente convincente (del resto ottimo per tutta la durata del film). Una sceneggiatura ben costruita, ma soprattutto un'ottima messa in scena. Merita la visione.
MEMORABILE: La confessione al nuovo socio; il ritorno dalla baita nella neve; il finale.

Galbo 22/08/11 20:17 - 12428 commenti

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Pochi registi come Laurent Cantet riescono a fotografare gli attuali disagi sociali, in questo caso la perdita del lavoro e la necessità/bisogno di mentire alle persone care. A tempo pieno è una delle opere migliori del regista che si affida a una bella sceneggiatura e ad un ottimo protagonista come Aurélien Recoing che rende al meglio le diverse sfaccettature del personaggio.

Daniela 31/03/12 10:20 - 12719 commenti

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Un uomo che ha paura: di non dimostrarsi all'altezza delle aspettative, di non riuscire a mantenere nel benessere la sua famiglia, di apparire un fallito agli occhi degli amici. Ed allora mente, si inventa una vita parallela in cui tempo "guadagnato" e tempo "perso" coincidono. Cinema minimalista negli eventi, massimalista nelle emozioni, coinvolgente perché solo chi è molto intelligente o molto stupido non hai mai provato una sensazione di inadeguatezza. L'epilogo non è sanguinoso come ne L'avversario, ma ugualmente disperato.
MEMORABILE: Il lungo primo piano di Recoing (interprete straordinario) che ascolta l'interlocutore nel colloquio di lavoro

Paulaster 10/10/14 10:11 - 4478 commenti

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Accento posto sugli effetti dirompenti che la disoccupazione porta a chi non si cura delle conseguenze. Regia puntuale che insinua sottopelle una microtensione che sembra sempre dover sfociare in immani tragedie, invece osserva il pantano crescente in cui piomba il protagonista. Recoing in parte nel descrivere la faccia tosta di chi si è girato un film nella propria mente e valido anche il resto del cast. Conclusione che immaginavo più crudele o attinente a una tipica realtà.

Saintgifts 25/05/17 12:30 - 4098 commenti

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Se è vero che il buon cinema riesce a ricreare realisticamente le emozioni umane e portarle sullo schermo come specchio della vita (in cui lo spettatore può assistere a una realtà e comprenderla ancor meglio che nella realtà stessa), allora "A tempo pieno" è buon cinema. Il film ci fa vivere le angosce del protagonista e tutto ciò che si riflette su chi gli sta vicino in una situazione disperata che sembra senza via d'uscita; ma non è un film pessimista, anzi; è un film su ciò che l'uomo è in grado di sopportare.
MEMORABILE: Vincent (un ottimo Aurélien Recoing) spia dalla finestra l'amico che gli ha affidato i suoi pochi risparmi.

Kinodrop 4/06/17 19:58 - 3000 commenti

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Perduto il lavoro, Vincent sembra che non si dia tanto da fare per rimediare; anzi, si isola da amici e familiari costruendosi una specie di delirante seconda vita professinale. Un inizio che subito coinvolge per il doppio registro in cui si muove il bravissimo Recoing, in attesa di un colpo di scena risolutivo dell'ambiguità; nella seconda parte, nonostante un diversivo "lavorativo", il ritmo cede e si resta nel dubbio sulle reali intenzioni del protagonista. Musica ingombrante e patetica troppo spalmata nelle varie scene. Ben scritto ma un po' lungo.
MEMORABILE: La "confessione" al contrabbandiere; L'acume e la comprensione da parte della moglie.

Capannelle 1/07/17 16:48 - 4429 commenti

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Una parabola efficace e che lascia poco spazio al buonismo sulle maschere che arriviamo a costruire quando l'accettazione sociale assume contorni drammatici per chi la subisce. Lo sviluppo del tema è interessante e il contributo di Recoing è impressionante per la sua imperturbabilità e sistematicità dei comportamenti. Qualche parte non necessaria e una regia ordinata.

Decimamusa 14/12/17 09:50 - 102 commenti

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Annoverabile fra quei film francesi discreti ma sopravvalutati. L’idea di partenza, quella di un uomo che ha perso il lavoro e che regge, fin che può, il peso della menzogna e i penosi tentativi di restare a galla, viene svolta attraverso buone atmosfere e situazioni interessanti, che si alternano, però, a intrecci relazionali scontati e prolissi. Eccessiva la lunghezza: meglio una sceneggiatura più serrata. Dignitose ma non memorabili le prove attoriali. Il titolo francese – L’emploi du temps – vale "programma", oltre che "impiego del tempo".

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